(Basilica di S. Ambrogio, 11 aprile 2024)
Il tesoro dei tessili collegati alla figura del santo vescovo Ambrogio e conservati nella Basilica di S.
Ambrogio costituisce un patrimonio eccezionale per antichità, qualità e quantità dele stoffe: si tratta
di 15 tessuti di epoca e tipologia differente, in parte ridotti a frammenti di differenti dimensioni.
Il più antico tessuto conservato è un prezioso tessuto in seta con scene di caccia risalente al IV-V
secolo: la tradizione secolare identifica questo tessuto con la dalmatica (un particolare tipo di
indumento in uso già dall’età romana) di Ambrogio. In questo periodo storico nasce infatti l’uso di
venerare anche le reliquie non corporali dei santi, come abiti, strumenti di martirio, oggetti di uso
quotidiano.
La storia della venerazione per le ‘reliquie tessili’ di Ambrogio è affascinante e complessa e si
sviluppa per più di 800 anni. La ‘dalmatica’ del IV-V secolo fu considerata una reliquia pochissimo
tempo dopo la morte del santo vescovo: entro il 580 l’applicazione di due croci rosse sul tessuto
originale dimostra che questo prezioso manufatto era già considerato un oggetto sacro. Per
preservare la dalmatica dall’usura del tempo, nel corso dei secoli numerosi tessuti furono cuciti
sopra e sotta la seta con le scene di caccia. Nella prima metà dell’XI secolo l’arcivescovo di Milano
Ariberto da Intimiano (1018-1045) operò una completa risistemazione della reliquia tessile di
Ambrogio, rivestita con un prezioso tiraz in seta blu, come risulta dall’iscrizione tessuta su un
nastro di seta che esaltava il suo ruolo di custode della memoria del santo patrono e della dignità
della Chiesa milanese. In quest’occasione Ariberto forse separò alcuni dei tessuti che costituivano
l’involucro della seta con le scene di caccia e realizzò un secondo grande ‘reliquiario tessile’ che
venne a sua volta ricoperto con una seta giallo-rossa e altri tessuti di supporto.
La tradizione milanese successiva, dal XIV secolo all’età dei Borromeo, considerò i due ‘reliquiari
tessili’ e il loro prezioso contenuto come le due ‘dalmatiche’ di Ambrogio, vesti liturgiche del
santo, affidate alla venerazione e alla custodia dei fedeli.
La lunga storia di questi preziosi manufatti e dei loro involucri tessili è stata ricostruita attraverso le
indagini scientifiche e di restauro conservativo condotte dalla professoressa Sabine Schrenk
(Università di Bonn) e dalla restauratrice Ulrike Reichet e finanziate dalla Fondazione Gielen-
Leyendecker dal 2012, che saranno presto pubblicate.
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